ed uso “egregio” per pura formalità, spero che le giungano queste poche righe che le scrivo perché io penso che sia arrivato il momento che qualcuno le spieghi cos’è davvero difficile in questo paese prima ancora che fare il Ministro. Non è alzarsi alle sei di mattina: alle sei ogni mattina in questo paese si alzano lavoratori (quei pochi rimasti), studenti, disoccupati e nullafacenti; si alzano ministri, politici, istituzioni di ogni grado, imprendi
tori, operai, istruiti ed analfabeti. Quindi, non dovrebbe poi essere tanto difficile.
Difficile in questo paese è essere malati di Sla. Difficile in questo paese è essere affetti da qualsiasi tipo di malattia che già da sé toglie ogni tipo di dignità alla persona, ma quando a dare il colpo finale è chi quelle persone dovrebbe difenderle – lei per intenderci, Ministro – si perde anche la speranza di vivere per lo meno gli ultimi giorni restanti di questa vita nel modo più dignitoso possibile. E comunque, si è malati anche alle sei di ogni mattina, ed è quindi difficile ogni giorno.
Difficile in questo paese è riuscire a pagare un affitto di trecentocinquanta euro, in una famiglia di sei persone, con un solo stipendio, una mamma casalinga, tre figli studenti – di cui uno disoccupato - ed il quarto disoccupato: ed il capofamiglia, che comunque, si alza alle sei di mattina.
Difficile in questo paese è riuscire anche ad andarci a lavoro – per i più fortunati – se non si ha un’auto perché non si riesce non a comprarla, ma a pagarne bollo, assicurazione, tagliando, revisione e chi più ne ha, più ne metta. E che comunque ci tocca alzarci alle sei per riuscire a prendere un autobus.
Difficile in questo paese è essere schizzinosi Ministro, essere “choosy”. Vorrei tanto essere schizzinoso di fronte ad un’offerta di lavoro, qualora perlomeno ci fosse un’offerta! Ci avete tolto anche quello caro Ministro, la possibilità di essere schizzinosi. E ci sarebbe piaciuto esserlo anche alle sei di mattina.
Difficile in questo paese è credere che un futuro migliore sia ancora possibile quando una pubblica istituzione ci dice che “il lavoro non è un diritto” dopo aver giurato su quella Carta che dice esattamente il contrario: e che comunque, il lavoro in questo paese non è più un diritto, e nemmeno alle sei di mattina.
Difficile è non essere “sfigati” – ci auguravamo che per lo meno a non controllarsi fosse solo il Ministro, ma il suo Vice non è da meno – e difficile è non laurearsi prima di una certa età caro Ministro dal momento che ci tocca allungare i tempi di studio per pagarci quegli anni universitari: e comunque, per una ristrettezza di posti negli alloggi studenteschi, ci tocca alzarci alle sei di mattina.
Difficile in questo paese caro Ministro è vedere piangere i nostri nonni che si vedono ridotte le pensioni – è più facile vedere piangere lei Ministro dato che la sua pensione, almeno quella, non la tocca nessuno che i nostri nonni – e che comunque per una vita intera si sono alzati alle sei di mattina.
Difficile, caro Ministro, è poterle dire tantissime altre cose che potrebbero essere molto ma molto più difficili di fare il Ministro.
Ho un desiderio, caro Ministro, perché continuo ancora a crederci e ad avere fiducia nelle istituzioni. Io voglio che lei possa avere nelle sue mani mille – e sono stato generoso – euro al mese: voglio che con questi soldi lei possa mantenere una famiglia di 4 persone, pagare un affitto, fare la spesa ogni giorno, pagare le bollette di fornitura elettrica e del gas, pagare ogni sei mesi la quota di assicurazione per la sua auto – qualora riuscisse a comprarla – vestirsi, vestire i suoi figli, farli studiare e farli crescere. Dopo tutto questo, se lei ci riuscisse, allora saprei che la vita di un Ministro è difficile come la nostra.
Sono stato azzardato prima Ministro: è difficile, in realtà, ancora credervi. Ecco cos’è difficile.
Spero che legga queste poche righe, anche se so che sarà difficile (molto più di fare il Ministro). Perché mi arrabbierei tanto se non le leggesse, anche perché, se permette, mi sono alzato alle sei di mattina.
Dopo aver letto tutto questo, mi dica ancora quanto è difficile la vita del Ministro.
Cordialmente,
<LETTERA di Marco M.>
Difficile in questo paese è essere malati di Sla. Difficile in questo paese è essere affetti da qualsiasi tipo di malattia che già da sé toglie ogni tipo di dignità alla persona, ma quando a dare il colpo finale è chi quelle persone dovrebbe difenderle – lei per intenderci, Ministro – si perde anche la speranza di vivere per lo meno gli ultimi giorni restanti di questa vita nel modo più dignitoso possibile. E comunque, si è malati anche alle sei di ogni mattina, ed è quindi difficile ogni giorno.
Difficile in questo paese è riuscire a pagare un affitto di trecentocinquanta euro, in una famiglia di sei persone, con un solo stipendio, una mamma casalinga, tre figli studenti – di cui uno disoccupato - ed il quarto disoccupato: ed il capofamiglia, che comunque, si alza alle sei di mattina.
Difficile in questo paese è riuscire anche ad andarci a lavoro – per i più fortunati – se non si ha un’auto perché non si riesce non a comprarla, ma a pagarne bollo, assicurazione, tagliando, revisione e chi più ne ha, più ne metta. E che comunque ci tocca alzarci alle sei per riuscire a prendere un autobus.
Difficile in questo paese è essere schizzinosi Ministro, essere “choosy”. Vorrei tanto essere schizzinoso di fronte ad un’offerta di lavoro, qualora perlomeno ci fosse un’offerta! Ci avete tolto anche quello caro Ministro, la possibilità di essere schizzinosi. E ci sarebbe piaciuto esserlo anche alle sei di mattina.
Difficile in questo paese è credere che un futuro migliore sia ancora possibile quando una pubblica istituzione ci dice che “il lavoro non è un diritto” dopo aver giurato su quella Carta che dice esattamente il contrario: e che comunque, il lavoro in questo paese non è più un diritto, e nemmeno alle sei di mattina.
Difficile è non essere “sfigati” – ci auguravamo che per lo meno a non controllarsi fosse solo il Ministro, ma il suo Vice non è da meno – e difficile è non laurearsi prima di una certa età caro Ministro dal momento che ci tocca allungare i tempi di studio per pagarci quegli anni universitari: e comunque, per una ristrettezza di posti negli alloggi studenteschi, ci tocca alzarci alle sei di mattina.
Difficile in questo paese caro Ministro è vedere piangere i nostri nonni che si vedono ridotte le pensioni – è più facile vedere piangere lei Ministro dato che la sua pensione, almeno quella, non la tocca nessuno che i nostri nonni – e che comunque per una vita intera si sono alzati alle sei di mattina.
Difficile, caro Ministro, è poterle dire tantissime altre cose che potrebbero essere molto ma molto più difficili di fare il Ministro.
Ho un desiderio, caro Ministro, perché continuo ancora a crederci e ad avere fiducia nelle istituzioni. Io voglio che lei possa avere nelle sue mani mille – e sono stato generoso – euro al mese: voglio che con questi soldi lei possa mantenere una famiglia di 4 persone, pagare un affitto, fare la spesa ogni giorno, pagare le bollette di fornitura elettrica e del gas, pagare ogni sei mesi la quota di assicurazione per la sua auto – qualora riuscisse a comprarla – vestirsi, vestire i suoi figli, farli studiare e farli crescere. Dopo tutto questo, se lei ci riuscisse, allora saprei che la vita di un Ministro è difficile come la nostra.
Sono stato azzardato prima Ministro: è difficile, in realtà, ancora credervi. Ecco cos’è difficile.
Spero che legga queste poche righe, anche se so che sarà difficile (molto più di fare il Ministro). Perché mi arrabbierei tanto se non le leggesse, anche perché, se permette, mi sono alzato alle sei di mattina.
Dopo aver letto tutto questo, mi dica ancora quanto è difficile la vita del Ministro.
Cordialmente,
<LETTERA di Marco M.>
DI https://www.facebook.com/mancini.marko?fref=ts
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